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s. Barbato, vescovo di Benevento
a cura di Sergio Pacillo
(1^ stesura: 04/09/2011)
(ultima modifica: 17/10/2010)
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da Youtube: San Barbato 2010 - Castelvenere (Bn) - Spettacolo Chiusura Pannella.wmv stralcio di fotogramma
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Nacque da onesti genitori di stirpe sannita e vienerese intorno all’anno 603, presso Castelvenere, nel Casale Vadari (Vandano) dell’antica contrada Foresta del Contado di Cerreto Sannita. (1)

Educato sin da bambino dai monaci del vicino cenobio basiliano, fu da questi accompagnato a Benevento per completare gli studi e qui, perfezionatosi nelle sacre lettere, fu consacrato sacerdote. (2)

Dopo essere stato nominato dal vescovo di Telese arcipresbitero della chiesa parrocchiale morconese di S. Basilio ed avervi predicato inutilmente la fede di Dio, avversato nel suo zelo mirante all’estinzione delle superstizioni e dei vizi ed accusato falsamente, si vide costretto a ritornare a Benevento, dove fu subito stimato per santità e zelo.  (3)

In quegli anni accadde che l'imperatore bizantino Costante II, sbarcato a Taranto e distrutta Siponto, assediò Benevento, tenuta dai Longobardi sotto la guida del giovane duca Romualdo. Con l’aiuto della duchessa Theodorada, Barbato si fece promettere dal duca Romualdo la rinunzia all’idolatria ed al culto della Vipera Anfisbena (Vipera d’oro a due teste) e pregò così intensamente la Madonna che Ella apparve nei pressi di Porta Rufina, promettendo di intercedere per la liberazione dell’assedio da parte dei Greci. Allora l’incredulo Romualdo, testimone oculare della celeste apparizione (secondo la tradizione si trovava sull’alto di una torre della cinta muraria, più o meno all’altezza dell’odierna Chiesa dell’Annunziata), gli consegnò la Vipera d’oro adorata dal popolo, autorizzandone la fusione per ottenerne un sacro calice. (4)

Benevento fu liberata dalle truppe bizantine e, così, il 20 marzo del 663 (sotto il papa Vitaliano), alla morte del vescovo Ildebrando,  il nostro Barbato fu eletto vescovo dal clero beneventano con l’acclamazione di tutto il popolo, che acconsentì anche a far abbattere il diabolico noce intorno al quale venivano esercitati i loro culti pagani. Ma, passata la tempesta, quei riti, in modi più o meno nascosti, continuarono a perpetrarsi già sotto Romualdo, che per questo motivo fu aspramente rimproverato dal nostro Santo. Ciò nonostante, negli anni successivi il simulacro della Vipera fu innalzato sopra una colonna, davanti alla quale i Longobardi, benché battezzati, usavano chinare il capo in segno di riverenza e di rispetto verso le tradizioni dei loro avi tutte le volte che vi passavano. E questa colonna era ancora in piedi nel 990, allorquando cadde per un terribile terremoto che distrusse quindici torri e provocò la morte di centocinquanta persone. Il culto continuò sotto altre forme, tanto che in un documento del diciassettesimo secolo (in piena Inquisizione) veniva riportato il disegno di un altare con la Vipera adorata da più persone all’interno delle mura della Città. E ci sono buone ragioni per affermare che quei culti, da qualche parte nel Sannio, continuano a perpetrarsi ancora oggi. (5)

Del luogo del famigerato "noce" non è dato saperlo con precisione.

Stefano Borgia lo localizzò a Piano Cappelle, dove esisteva un Tempietto fatto erigere, secondo una certa tradizione, direttamente da s. Barbato in onore di S. Maria in Voto (chiamandosi Voto il luogo in cui si recavano i Longobardi per sciogliere il loro voto). Secondo altri, compreso l’autore di questo articolo, il luogo potrebbe essere localizzato verso lo Stretto di Barba, sia per il riferimento toponomastico a s. Barbato, sia per la vicinanza a Ceppaloni. Località, questa, che potrebbe avere preso origine da "u cipp a lun", cioè il “ceppo” del noce rimasto esposto al chiaro di “Luna” nella Baja del Noce Beneventano. E proprio qui ancora qualcuno non ha smesso di credere esservi il maggior concorso di Streghe che vi accorrono di notte sopra una scopa, per celebrare sacrileghi e lamiali congressi. Forse non a caso i Ceppalonesi, soprattutto nelle calde notti estive, amano promuovere uno speciale turismo al richiamo di magiche attrattive, sponsorizzate proprio al chiaro di Luna. Non va sottaciuto che proprio questo luogo, insieme con quello di S. Clementina, rimane privilegiato da diversi maghi e fattucchieri, che infestano tutt’oggi il Sannio, per implorare le forze delle Tenebre a rafforzare i loro poteri occulti al servizio più o meno palese di Satana. (6)    

Con s. Barbato il culto della Madonna della Libera incominciò a diffondersi in diversi paesi del Sannio, permanendo, per esempio, a Colle, a Montecalvo Irpino, a Pietrelcina e a Mojano. L’immagine di una sua splendida statua viene oggi venerata nel luogo dell’apparizione, in una cappella al pian terreno del palazzo Ferrara, dove, fino a qualche decennio fa s’erigeva l’umile ed antica cappella longobarda dedicata al Signore in onore alla Madonna. E piace qui ricordare che il 16 ottobre dell’anno 1941 si unirono in matrimonio i genitori dell’autore di quest’articolo. (7)

Il 30 gennaio del 668, il papa Vitaliano, per premiare l'opera pastorale di s. Barbato, volle unire alla Chiesa Beneventana le diocesi di Bovino, Ascoli, Larino e Siponto; da quest'ultima dipendeva la basilica sul Monte Gargano eretta in onore di s. Michele, già eletto a patrono di Benevento nel lontano 492. (8)                       

Verso l’anno 669 la duchessa Theodorada, su esortazione del nostro Santo, fece costruire la Chiesa ed il Monastero delle sacre vergini consacrato a Dio in onore di s. Pietro, alle falde del Monte S. Felice (Gran Potenza), ma di questo monastero, probabilmente la prima fondazione monastica beneventana, appare oggi impresa ardua il solo volerne ritrovare le tracce dei ruderi. (9)

Nel 679 il nostro vescovo partecipò al Concilio Romano, contrastando duramente l’eresia cristologica d’Oriente. Poi, nel mese di marzo dell’anno successivo, insieme al suo amico s. Decoroso, vescovo di Capua, partecipò al Concilio Romano indetto dal papa s. Agatone (678-681) contro i Monoteliti. Nell’anno 681 partì per Costantinopoli per partecipare ad un altro Concilio, che terminò il 16 settembre; durante questo concilio furono affermate le due Volontà e le due Nature di Cristo racchiuse in una Persona, quella del Verbo. (10)

Personaggio di grande cultura e prestigio, s. Barbato esercitò la sua influenza su tutta l’Italia Meridionale, che versava in uno stato di profonda crisi religiosa, e ne riorganizzò le diocesi sia sul piano disciplinare, sia su quello morale e culturale, guidando personalmente le chiese che risultavano prive di Pastori, come, probabilmente, quella di Telesia. (11)

Finalmente il 19 febbraio del 683, sotto il papa s. Leone II (682-683), la sua anima fu libera di lasciare questa terra per abbracciare i Santi nella gloria di Dio.

Il 24 maggio dell’anno 1124, in occasione dell’ampliamento della Metropolitana Beneventana, l’Arcivescovo Roffrido, in compagnia di due vescovi suffraganei, trasferì sotto un nuovo altare i resti mortali di quel che era stato il corpo di s. Barbato. In quell’occasione furono concesse indulgenze plenarie ai visitatori. Davanti alle sante reliquie, date a baciare ai fedeli secondo un particolare ed inusuale rito esclusivo della Chiesa beneventana, Iddio compì numerosi miracoli. La notte successiva alla traslazione, s. Barbato comparve in sogno e vestito di bianco  a Giovanni Sartore, infermo da sei mesi, rimproverandolo di non essersi recato a visitare le sue reliquie. Giovanni scusandosi gli mostrò il braccio infermo e nello stesso istante fu misticamente toccato e guarito. Similmente, pregando davanti alle sue reliquie, si videro guariti un contadino di Montefusco, che aveva le gambe rivolte all’insù, ed una donna, che aveva le mani immobilizzate. Le reliquie, trasportate da una parrocchia all’altra, rimasero esposte per otto giorni alla venerazione degli abitanti delle parrocchie delle otto porte di Benevento, la Somma, l’Aurea, la Rufina, la S. Lorenzo, la Nova, la Folariola, la Gloriosa e la Biscarda. (12).

   Ai nostri giorni le reliquie ossee di s. Barbato riposano in parte a Montevergine ed in parte nel Duomo di Benevento, dove furono riposte dal cardinale Orsini il 10 novembre dell’anno 1687, nella prima delle venti cassette plumbee dell’urna marmorea. (13)

   Rimane festeggiato il 19 febbraio. In questo giorno, a Castelvenere, suo paese natale, si tiene la tradizionale “Festa del Tuono”, una gara pirotecnica fra tre abili fuochisti. (14)

   E' patrono di Benevento, Cicciano (NA), Castelvenere (BN), Casalattico (FR) e Valle dell'Angelo (SA).

 

(1)  B. S., op. cit., vol. I, cl. 887

       http://it.wikipedia.org/wiki/Barbato di  Benevento_ (qui si cita l’anno 602).

 (2) B. S., op. cit., cl. 770; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 194; D’Andrea F., op. cit., p. 11; Grassi F., I Pastori della Cattedra Beneventana, op. cit., p. 23; Sarnelli P., op. cit., p. 32; Padre Tommaso-Cappuccino, Morcone, op. cit., p. 86.

(3) Ciarlanti G. V., op. cit., p. 194; Internet, Comune di Castelvenere – San Barbato; Sarnelli P., op. cit., p. 32; Padre Tommaso-Cappuccino, Morcone,op. cit., p. 86.

(4) Ciarlanti G. V., op. cit., p. 194; Sarnelli P., op. cit., p. 32; Padre Tommaso-Capp., Morcone, op. cit., p. 86.

(5)B. S., op. cit., cl. 770 e 771; Ciarlanti G. V., op. cit., p. 194; D’Andrea F., op. cit., p. 11; De Nicastro G., op. cit., p. 7/21;Grassi F., I Pastori della Cattedra Beneventana, op. cit., p. 23 (il Grassi cita l’anno 664); Iamalio A., op. cit., p. 132; Sarnelli P., op. cit., p. 32; Padre Tommaso-Cappuccino, Morcone, op. cit., p. 86; Romano F., Benevento tra Mito e Realtà, op. cit., vol. I, prima pagina.

(6) Borgia S., op. cit., vol. I, p. 212; De Lucia S., Passeggiate beneventane, op. cit., p. 33.

(7) Borgia S., op. cit., vol. II, p. 277; Cavalletti G.B.M., op. cit., interno; Grassi F., I Pastori della cattedra Beneventana, op. cit., p. 23; Il Sannio,quotidiano cit., 1° agosto, 1998, p. 11; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op .cit., p. 290.

(8) Sarnelli P., op. cit., pp. 33, 221, 222 e 245.

(9) Arcidiocesi di Benevento, op. cit., p. 13; Borgia S., op. cit., vol. I, p. 130; Sarnelli P., op. cit., p. 34.

(10 Borgia S., op. cit., vol. I, p. 214; Grassi F.,op., cit., p. 23; Il Mattino, quotidiano cit., 9 febbraio 1998, p. 12; Massimo editore, op. cit., pp. 575; Rotili Mario, Benevento e la Provincia Sannitica, op. cit., p. 290; Treccani, op. cit., vol. II, p. 74, voce Barbato, santo.

(11) Vigliotti N., Telesia … Telese, op. cit., p. 67.

(12) B. S., op. cit., vol. II, cl. 772; Borgia S., op. cit., vol. III, pp. 67 e 69; Ibidem, vol. II, pp. 418 e 419; De Nicastro G., op. cit., p. 50/45; Sarnelli P., op. cit., p. 93.

(13) Arcidiocesi di Benevento, op. cit., p. 13 (viene indicato l’anno 682 come quello della sua morte); B. S., op. cit., vol. II, cl. 772 (cita il giorno 20 e non il 10); Grassi F., I Pastori della Cattedra Beneventana, op., cit., p. 24; Sarnelli P., op. cit., p. 34 e 163; Treccani,op. cit., vol. II, p. 74, voce Barbato, santo (secondo Treccani s. Barbato morì nel 682).

(14) Il Mattino, quotidiano cit., 9 febbraio 1998, p. 12.

 

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Duomo di Benevento:
statuta di s.Barbato (foto T. Peccerella):

CENNI STORICI

Nella primavera del 663, l’imperatore bizantino Costante II, odiato in patria per motivi religiosi e per il fatto d'avere ucciso il fratello, ritenendo che il regno longobardo stesse passando un periodo di crisi, decise di conquistare l’Italia. Cosìcché, stabilita una tregua con gli Arabi e fatta una breve sosta ad Atene, sbarcò a Taranto, conquistandola con potenti forze. Qui un eremita dalle virtù profetiche lo sconsigliò di proseguire nel suo intento ma egli, noncurante, attaccò e rase al suolo Lucera, distrusse Siponto, tentò di conquistare Acerenza e cinse d’assedio Benevento.




Al duca di Benevento, Romualdo, non rimase che chiedere aiuto al padre Grimoaldo, che da qualche anno, con un po’ di fortuna e qualche stratagemma, aveva conquistato la corona reale, e perciò mandò a Pavia il suo cortigiano Sessualdo (per altri Gesualdo).



 

Grimoaldo, appresa la notizia, affidò la sicurezza del palazzo reale a Lupo, duca di Forum Iuli, e partì subito per Benevento, mandando avanti Sessualdo. Purtroppo questi fu fatto prigioniero nei pressi di Benevento e, pena la vita, fu invitato a riferire falsamente al Duca che gli aiuti sperati non sarebbero mai arrivati. Egli promise, ma, giunto al cospetto del suo signore affacciato alle mura, lo esortò a resistere nell’attesa dell’arrivo imminente dell’esercito reale. La risposta immediata di Costante II fu la sua decapitazione e il catapultamento della testa all’interno delle mura.
Tra gli assediati si scatenò un forte scompiglio, cui facero eco le prediche di s. Barbato che invitava tutti alla conversione.
Allora Romualdo, quasi obbligato, venne a patti con l’imperatore e gli diede in ostaggio la sorella Gisa.
Costante II tolse l’assedio, ben valutando che non era conveniente affrontare le ingenti forze di Grimoaldo che stavano per sopraggiungere.
Nel frattempo s. Barbato, attribuendo la ritirata bizantina all’intercessione della Madonna, aveva ottenuto la promessa di conversione dai beneventani.
Costante II, nella ritirata, fu battuto dal conte Trasemundo di Capua sul Calore in loco qui Pugnam dicitur (presso Limata). Reagì con prontezza ma inutilmente, perché le truppe del suo luogotenente Saburro furono sbaragliate al passo di Forino presso Avellino.

Benevento: statua della Madonna
della Libera nella cappella omonima

da Youtube: reliquia san Barbato




da Youtube:
Documentario su Benevento parte 1/3
ANTICHISSIMA PREGHIERA
 A S. BARBATO
 
Benedicimmo
a Santu Barbato
che spaccaje l’arbere ‘e noce
 e nun fece j cchiùllà
i diavole e cchelle femmene
brutte de’ streghe.
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