world.gif
29
homepage
contatti
politica
religione
economia
ambiente
lavoro
arte
tempo libero
benessere
cultura
città
le accise e lo stato pigliatutto
a cura di Sergio Pacillo
1^ stesura:15/07/2010
ultima reimpaginazione: 11/07/2013

L’accisa è un’imposta indiretta sulla fabbricazione e sul consumo, che colpisce singole produzioni e singoli consumi.

Le accise più note in Italia sono relative ai prodotti energetici, all'energia elettrica ed agli alcolici.

A differenza dell’IVA, che incide sul valore, l'accisa è un'imposta che grava sulla quantità dei beni prodotti.

Il ricorso alle accise è servito spesso a reperire fondi o entrate pubbliche straordinarie, ma una volta decise non sono mai state rimosse dopo il raggiungimento dello scopo.

agip.jpg
ritaglio di immagine da wikipedia
altri argomenti su
econgif.gif

L’accisa, a differenza dell’IVA, che incide sul valore, è un'imposta indiretta che grava sulla quantità dei beni prodotti.

Cosicché, mentre l'IVA è espressa in percentuale del valore del prodotto, l'accisa si esprime in aliquote rapportate all'unità di misura del prodotto.

Nel caso degli alcolici, l'aliquota fiscale è rapportata all'unità di volume al netto dell'acqua, che è detto litro anidro (ad esempio, una bottiglia da ¾ di litro di cognac a 30° contiene 0,75x30:100 = 0,225 litri anidri).

 Nel caso dei gas, come ad esempio il GPL e il metano, l'aliquota è rapportata al metro cubo.

Sull'energia elettrica l’aliquota è rapportata al kWh (chilowattora).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'accisa viene considerata parte integrante del valore dei prodotti e perciò su di essa si fa gravare anche l'IVA.

Il gettito delle accise è fondamentale per il sistema fiscale interno degli Stati membri della Comunità Europea, in quanto costituisce una parte rilevante delle entrate di ogni singolo Paese, i quali, nel rispetto di una certa disciplina di vincoli, garanzie e depositi fiscali, sono lasciati abbastanza liberi di regolamentare.

Dal 1° gennaio 2005 è in vigore la regolamentazione comunitaria dei testi normativi in materia di accise dei 25 Stati membri.

Parte dell'elenco delle accise in Italia sulla benzina è il seguente:

·       1,90 L. per il finanziamento della guerra di Etiopia (1935); 

·        14 L. per il finanziamento della crisi di Suez (1956);

·        10 L. per il finanziamento del disastro del Vajont (1963);

·        10 L. per il finanziamento dell'alluvione di Firenze (1966);

·         10 L. per il finanziamento del terremoto del Belice( 1968);

·        99 L. per il finanziamento del terremoto del Friuli (1976);

·        75 L. per il finanziamento del terremoto dell'Irpinia (1980);

·       205 L. per il finanziamento della guerra del Libano (1983);

·        22 L. per il finanziamento della missione in Bosnia (1996);

·        39 L. per il rinnovo del contratto degli autoferrotramvieri (2004);

·        4 c€ per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del (2011);

·       8,2 c€ per il decreto "Salva Italia" nel dicembre (2011).

 

La somma di queste voci dovrebbe fornire una tassazione di 485,90 L. (ossia 25,1 c€) per ogni litro di benzina acquistato, ma in realtà con il DL 16/2005 viene fissata  a 564 € l'imposta accisa per ogni mille litri di benzina  e a  413€ per ogni mille lire di gasolio.

Quindi, su un litro di benzina che alla pompa costasse 1,6 € al litro, graverebbero 26,6 c€ di IVA e 56,4 c€ circa di accise. In totale lo Stato, tra IVA e accise intasca tramite la sua Tesoreria 83 c€, che in parte vanno alle Regioni.

Ma in realtà questo benedetto Stato non si limita ad intascare su un litro di benzina “solo” 0,83 €, perché pretende da tutti i singoli intermediari una percentuale di circa il 30% sui guadagni (IRPEF ed IRES), che vengono ipotizzati intorno al 25% del valore iniziale del prodotto prima di essere sottoposto alle tassazioni delle accise e dell'IVA. Questa percentuale ammonterebbe quindi a 0,25 x 0,30 x (1,6 - 0,83) =  6 c€ circa. Quindi solo di tasse ed imposte lo Stato incassa 83 +6 c€  = 0,89 €.

Sembrerebbe a questo punto che lo Stato non pretenda più nulla sui rimanenti 71 centesimi di €uro. Invece non è così, perché ad ogni passaggio di denaro dovuto ad un acquisto di beni o servizi fatto con questi 71 centesimi di €uro,  lo Stato pretende ancora il 20 % di IVA (12 c€) ed un 25% circa di IRPEF o IRES sui guadagni dei produttori dei beni e servizi acquistati (qualche altro centesimo). E così via sulle rimanenti parti di quell’ 1,6 di €uro che è costato un litro di carburante.

In una serie non molto lunga di passaggi, lo Stato si comporta, quindi, come un’insaziabile macchina che piglia e mangia tutto, tranne quello che fuoriesce dal circolo vizioso produzione-consumi e che, naturalmente appartiene solo ai ricchi (ovvero i ricchissimi), che  in questo marasma generale sono gli unici a fare veramente la pacchia.

Rimane comunque da chiedersi come mai, benché ci sia una differenza di 15,1 c€ tra l'accisa sulla benzina e quella del gasolio, il prezzo di quest'ultimo abbia ormai raggiunto quella della benzina.


da Youtube: ACCISE (tasse) sulla benzina

da Youtube:
Totò Truffa '62 Fontana di Trevi.flv

da Youtube: MANI PULITE_
COME EBBE FINE L'ITALIA
(Benito Livigni al V° Congresso
di Senza Bavaglio 4).flv
l'autore si riserva il diritto di modificare, correggere, aggiornare o sostituire la pagina senza alcun preavviso o alcun obbligo di archiviare le edizioni precedenti