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l'opinione di soter: religione e politica
a cura di Sergio Pacillo
(penultima stesura: 15/04/2009)
(ultima impaginazione: 26/07/2013)
Un vero cattolico può fare a meno di interessarsi della politica ?

Così, nel giugno 2007, Savino Pezzotta, l'ex leader della CISL, esplicitava il suo pensiero al riguardo:
" ... I cattolici non possono restare indifferenti a quanto avviene, né si possono chiudere negli spazi delle associazioni che pure hanno un ruolo importante sul piano sociale.
Oppure è venuto il tempo che per il bene della Repubblica i cattolici tornino sul campo della politica e del dibattito pubblico ..."

l'opinione di soter: religione e politica

dal sito www.zibaldone.name soter ha risposto il 13.IV.2008

 

RELIGIONE E POLITICA

Il mio caro amico Sergio Pacillo (uno dei quattro amici al bar), sul suo sito www.cittanuove.org,  pone la domanda “Un vero cattolico può fare a meno di interessarsi della politica?”.

Domanda che riporta – non vorrei sembrare blasfemo – a quella trabocchetto che i farisei (Vangelo di Matteo) fecero a Gesù: “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Se diceva di si, sarebbe stato additato come amico dei romani, gli empi pagani che dominavano il popolo di Dio; ma se diceva di no sarebbe stato denunciato ai romani come ribelle alla loro autorità.

Gesù non fa che eludere la domanda perché, si rendeva conto della “loro malizia”, e apostrofa gli interlocutori con le parole: “Ipocriti, perché mi tentate?”. In realtà, la domanda non è “si deve o no pagare il tributo a Cesare”, ma “è lecito o no pagarlo?”. Una cosa è l’obbligo e altra la permissione.

Giovanni Paolo II - nel lontano 1993 - commentando la risposta che diede Gesù ai farisei: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” ribadì che per la Chiesa: “il mondo della religione e quello della politica sono distinti fra loro, ciascuno con finalità proprie”, ma, “l’uomo religioso e il cittadino si fondono nella stessa persona” che dunque non può agire politicamente prescindendo dalla propria fede”.

Il punto è proprio questo: se ognuno deve essere, insieme, un credente e un cittadino, non si pone alcun problema; ma se il credente-cittadino sente l’esigenza (non è un obbligo) di impegnarsi (l’interesse riguarda tutti) in politica e quindi essere credente-cittadino-politico tutto s’i ingarbuglia, il perché meriterebbe una complessa riflessione a parte. Ad esempio dovrebbe realizzare a proibire tutte le leggi dello Stato che sono contrarie alla morale della propria fede: non consentire l’aborto, il divorzio, la fecondazione artificiale ecc, se non riuscisse a fare tutto ciò il suo impegno politico sarebbe vano. Re Baldovino (vero cattolico) durante la sessione del parlamento belga che discuteva l’approvazione della legge sull’aborto si dimise per due giorni.      

Se Gesù dice di dare a Cesare e a Dio quel che loro compete, egli dice anche che non si possono servire due padroni: “Non potete servire Dio e Mammona” (Mt.,6). Si deve dare a Cesare quel che gli è dovuto, soltanto se Cesare non è Mammona. E la politica è Mammona! Salvo che il “date a Cesare” non significhi quel che vogliamo che dica: il riconoscimento del potere statuale e l’affermazione del dovere obbedire alle sue leggi.

In ogni modo, il problema dei rapporti fra religione e politica resta complicato ed aperto.

 

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da Youtube: Alcide De Gasperi
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