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a cura di Sergio Pacillo
1^ edizione:13/05/2009
ultima rivisitazione: 11/12/2010
la finanza creativa, i derivati e Tremonti

I derivati bancari sono strumenti finanziari che fanno "derivare" il loro valore da quello di altre attività, quali merci, valute, crediti, titoli, indici finanziari o altri derivati.
Le principali categorie di derivati di base sono gli swap, i future, i forward, le opzioni..
I derivati si prestano facilmente ad abusi, truffe e manipolazioni.
Nel 1773, in Inghilterra, dopo uno scandalo finanziario, venne proibita alla borsa londinese la contrattazione di opzioni e future.
Recentemente si sono diffusi al punto da acquisire un’importanza strategica che coinvolge in quasi tutto il mondo i mercati delle borse, della moneta e della valuta.
Alla fine del giugno 2007 il mercato dei derivati aveva ormai raggiunto 430 mila miliardi di dollari.
Le statistiche ufficiali hanno difficoltà a registrare la reale dimensione e la natura delle transazioni che si svolgono in tale mercato.
L’utilizzo dei derivati tende a gonfiare i bilanci sia delle imprese produttive che delle bancche, o perlomeno rende di più difficile comprensione i dati di lettura dei bilanci.
Nati e proposti a protezione contro i rischi, essi sono oggi molto usati anche a fini speculativi, per nascondere perdite di bilancio o per spostare in avanti un indebitamento difficilmente affrontabile sul momento.
La cronaca recente mostra cosa è successo anche a molti enti pubblici italiani che hanno contratto derivati bancari.

In genere i contratti di finanza derivata sono stipulati con le banche nella prospettiva di risparmiare sui tassi di interesse di una massa debitoria, “scommettendo o non” sugli andamenti dei mercati finanziari.

Cosicché per correggere contratti che non danno i risultati sperati, si stipulano quelli derivati incrementanto i valori di riferimento.

Si tratta in genere di operazioni “ad alto rischio”, considerate da non pochi esperti dei veri e propri giochi di azzardo che gli enti fanno con gli isitituti di credito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In pratica, un privato o un ente scommettono contro una banca che, se un tasso rimane entro una certa soglia, essi ci guadagnano e, se la supera, perdono, proprio come ad una lotteria.

In Italia, per colpa di questo “gioco”, molte ammnistrazioni pubbliche (comuni, province e regioni), con la prospettiva di un facile investimento o per la necessità di rinegoziare un mutuo da tasso variabile a tasso fisso, sono finite sull’orlo del dissesto finanziario.

Nel frattempo, il comune di Roma ha contratto circa 6 miliardi di derivati e quello di Milano ha già una perdita do 80 milioni su circ 1,7 miliardi.

La capacità speculativa di questi derivati è davvero impensabile, anche per un cittadino provvisto di conoscenze in campo finanziario.

Secondo il ministro Tremonti il volume dei derivati è 12 volte e mezzo il Pil mondiale (1).

«Da molti anni,  ha spiegato il ministro in una conferenza stampa tenuta al termine del mese di febbraio,  almeno dal 2000 in poi, i derivati non hanno più la funzione assicurativa ma diventano operazioni speculative fine a se stesse. In questo momento, ha aggiunto, il volume nazionale dei derivati è pari, secondo i dati del Congresso degli Stati Uniti ma anche secondo la Banca dei regolamenti, a 12,5 volte il Pil del mondo» (1).

Ma in  quella sede Tremonti ha spiegato che sulla Detax, cioè la devoluzione di una parte dell’Iva per sostenere i Paesi più poveri, c'era già uno studio fatto durante il governo Berlusconi nel 2001.

Il ministro va oltre nei giorni successivi e minaccia che saranno esclusi dagli aiuti gli istituti che si ostinano nella «follia speculativa dei contratti derivati, perché i loro profitti sono le nostre perdite» ed invita al rispetto dell'art. 47 della Costituzione. Lo Stato incoraggia e tutela il risparmio, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito».

In termini molto semplici, il danaro si sta concentrando sempre di più nelle mani di poche persone, finendo di spingere verso la soglia della povertà anche i ceti medi.

Se in Italia si chiudessero oggi tutte le posizioni aperte  in derivati, le famiglie perderebbero circa 204 milioni di euro (2).

Oggi, Giulio Tremonti appare un aspro critico di questa finanza creativa fatta di strumenti derivati (la cui implosione ha causato la recessione economia planetaria), ma si sappia che nel 2001 egli non aveva nessuna preclusione verso questi strumenti finanziari, avendoli estesi agli enti locali nella finzanziaria del  2001 (comma 1 e 2 della legge 448 del 2001) (3).

“Gli enti di cui al comma 1 possono emettere titoli obbligazionari e contrarre mutui con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza, previa costituzione, al momento dell’emissione o dell’accensione, di un fondo di ammortamento del debito, o previa conclusione di  swap per l’ammortamento del debito …”.

 

A questo punto perché ...........................................

 

 

(1) http://www.luigiboschi.it/?q=node/20635

     http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/02/

(2) http://www.finansol.it/?p=840

(3) http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?t=1016976&goto=nextoldest

    http://www.ilgiornale.it/interni/cosi_banche_strangolano_imprese/08-03-2009

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da Youtube: Strumenti finanziari derivati - Swap (da alghero.tv)

da Youtube: Report:
"Il banco vince sempre" - prima parte

da Youtube:
(dal film Mary Poppins)
Ecco come fallisce una banca

da Youtube:
(IDV) Tremonti sul viale del tramonto